Per alcuni comincia ad avere i contorni di una sorta di piccolo giallo. A distanza ormai di oltre un mese da quando sono stati occasionalmente scoperti infatti prosegue il riserbo sui resti di un’antica abitazione rinvenuti in via Montesanto nell’area destinata ad ospitare il mercato settimanale. Sul posto lo scorso maggio è giunta già un’equipedi archeologici ma nulla è trapelato, almeno in modo ufficiale.
Non si sa quindi se i resti, sepolti dall’acqua la scorsa settimana ma poi riemersi, siano risalenti all’età romana, a quella medioevale oppure ad un’epoca ancora più vicina. In attesa di sapere qualcosa a montare però è l’interesse per questa nuova, l’ennesima, scoperta archeologica.
Quanto successo lo scorso maggio in via Montesanto conferma quanto sia ricco di materiale archeologico il territorio circostante Lucera, inglobato in età antica nel cerchio delle mura della Luceria romana che era ben più estesa del nucleo urbano della Lucera dei giorni nostri. In attesa che la Soprintendenza ai beni archeologici nelle prossime settimane si sbottoni e faccia sapere qualcosa sui resti scoperti in via Montesanto ad intervenire nella vicenda è l’associazione “Luc’era c’è!”che sottolinea, con le citazioni bibliografiche del caso, il sospetto che i resti rinvenuti siano di età romana, e che soprattutto non potrebbero essere soli.
Secondo i soci del “Luc’era C’è!” ci sarebbe la possibilità che il sottosuolo vicino ai resti scoperti possa celare nuove ed interessanti scoperte archeologiche. «Abbiamo scritto già lo scorso ottobre al soprintendente Luigi La Rocca mettendolo in guardia su come il sottosuolo lungo viale Montesanto possa custodire resti di tombe di età antica», sottolineano al “Lucera c’è” che ha scritto, profetizzando quanto poi scoperto lo scorso maggio, già anche alla direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici della Puglia, al Centro Operativo per l’Archeologia della Daunia ed al Discum. Questo quanto scritto al Soprintendente La Rocca dal Luc’era c’è!: «In attesa di una risposta alla lettera che le inviammo il 28 ottobre scorso, vorremmo cogliere l’occasione per invitarla a riflettere, nonché sollecitarla ad intervenire, in merito a quanto ora le sottoponiamo. Da tempo assistiamo al proliferare di cantieri edili – pubblici e privati – a ridosso del centro storico di Lucera o su suoli non edificati periferici ricadenti nell’area cinta dalle antiche mura romane (vedi pianta di Lucera del d’Amelj). A causa di una cronica insensibilità verso il bisogno culturale di conoscere la storia urbanistica cittadina, stratificatasi nei secoli, non c’è stata finora alcuna indagine preventiva per acquisire nuovi dati su ciò che il sottosuolo ancora custodisce. La caotica espansione edilizia che, dagli anni ’50 in poi, ha già provocato danni irreparabili al patrimonio storico-architettonico del centro storico, non solo non si è mai arrestata, ma ha prodotto anche una distruzione e dispersione di materiale archeologico impossibile da quantificare; dispersione nota, in alcuni casi, solo vox populi».
Sulla scorta di questo incipit forbito l’associazione culturale lucerina ha evidenziato: «Cogliamo l’occasione per segnalarle che tra i vari lavori pubblici, già programmati e avviati in questo Comune, ci sono quelli riguardanti la realizzazione di un’area mercatale compresa tra viale Ferrovia e via Montesanto, a ridosso del piazzale Giuseppe Papa, nei pressi della stazione ferroviaria. È noto da tempo che tutta quella zona, in cui ricade l’area da infrastrutturare, nasconde lembi di un’estesa necropoli dell’antica Luceria che si sviluppava lungo la via per Aecae intercettata più volte fin dalla prima metà dell’800 durante i lavori di costruzione della nuova strada Lucera-Troia. A tal proposito le riportiamo alcune citazioni tratte da testi a stampa e da fonti d’archivio che attestano la valenza archeologica dell’area in questione”. Fra le fonti citate dal Luc’era c’è! libri di D’Amelj e Gifuni. “In base a quanto detto riteniamo che, in mancanza di alcuna indagine preventiva e di monitoraggio del cantiere già allestito, i lavori da realizzare potranno danneggiare il sito con il rischio di disperdere il materiale archeologico perdendo, in tal modo, un’altra occasione preziosa per approfondire – scrive il Luc’era c’è! – le conoscenze su una delle necropoli monumentali della Luceria romana».
La scoperta di via Montesanto rimanda inevitabilmente anche ad altri gialli in salsa archeologica avvenuti a Lucera. Ad esempio, che fine ha fatto il guerriero longobardo, ed il suo corredo funerario, scoperto all’interno del castello Svevo Angioino nell’estate del 2004? E soprattutto quando ritornerà a Lucera? Stessa cosa dicasi per i resti archeologici scoperti a Lucera 2 sul finire degli anni ’80 del secolo scorso. Ed ancora, quando ritornerà a Lucera la mostra “San Giusto la villa e l’ecclesia” ammirata in mezza Italia dopo essere stata presentata a Lucera nel giugni del 2000 nella cappella barocca del Convitto Nazionale Bonghi? Domande queste che tanti amanti della Lucera città d’arte si fanno da tempo, senza avere risposte purtroppo. La speranza è che qualcuno ora per avere queste risposte sia disposto a sbattere anche i pugni sul tavolo e rivendicare il diritto che la città ha di riavere tanti capolavori archeologici scoperti in modo occasionale a Lucera ma sepolti nei laboratori di questo o quel deposito di questa o quella Soprintendenza.
di Francesco Barbaro
Tratto da: http://www.adessoilsud.it/
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